L’inno giallorosso a spalti vuoti: il compleanno triste di un simbolo.

La Repubblica (E.Sisti)Il primo dicembre del 1974, esattamente 46 anni fa, gli altoparlanti dell’Olimpico mandarono fuori qualcosa di inimmaginabile: una canzone emozionante. Si giocava un derby, Nessuno era stato avvertito. L’idea era stata elaborata a più testa e a più mani: Gepy, Venditti, Bardotti, Latini. La confezione finale fu opera di Antonello VendittiRoma, Roma, Roma“. E poi tutto il resto. Sono anni che facciamo i conti, che il cuore, quello mezzo giallo e mezzo rosso, sobbalza, che l’animo si estende e si rapprende, prendendo aria, entusiasmo, in un contagio permanente di sensazioni indescrivibili a chi non le prova. La Roma stava per arrivare in alto, col terzo posto del ’75: il risultato più eclatante dallo scudetto del ’43. Il tutto avvenne grazie a Liedholm, Prati, ma si consolidò attraverso l’arte. Non c’è tifosseria al mondo che non invidi quella canzone. Nemmeno “Grazie Roma” ha avuto la forza di archiviarla.